ARTISTA

Virginia__Ryan
TEL: Italy (00) 39 33 97 55 78 54

VIRGINIA RYAN

AUSTRALIA

ARTIST STATEMENT

‘Pray For Me’ Cycle, 2013-2015

5 works from the series Rue Du Commerce,

each circa 90×180 cm

Property of the artist

Per Rosengarten 2018, in Cadore, presenterò una serie di cinque opere, tele dipinte in Italia e Costa d’Avorio tra il 2013 e il 2015, dal ciclo Rue du Commerce, e sottotitolata “Pray for me”.

Le opere sono ispirate ai pagnes religieuxi (tessuti wax printed utilizzati in Africa Occidentale) che celebrano i santi, la Madonna, le festività cristiane, le particolari cosmologie religiose, ed altri motivi tradizionali tipici di queste stoffe. Qui tutto si combina insieme in un patchwork dipinto che ha la forma di un abito femminile, circondato dai profili delle mappe dell’Italia e del continente Africano – un incontro di mondi – con la presenza occasionale della rosa rossa.

Le opere pendono liberamente dal soffitto dalla baracche, risalenti alla prima Guerra Mondiale, a Cibiana nel Cadore, in ambienti dove una volta hanno dormito i soldati sognando di fidanzate e madri; i cento anni che ci separano da quegli uomini sono simboleggiati da quegli abiti femminili volteggianti nell’aria e dalle preghiere recitate, forse, in quelle lunghe e fredde notti. Qui lo spazio “interstiziale” è interpretato come spazio vuoto tra le tele appese, e come rapporto tra i motivi decorativi tradizionali femminili, la fede e la violenza nella vita di questi giovani uomini in quel momento storico particolare.

BIOGRAFIA

Virginia Ryan e’ un’artista transnazionale, Australiana di nascita e Italiana d’adozione; ha vissuto numerosi anni  in Egitto, Brasile, Gran Bretagna e Ex-Yugoslavia. Dal 2000 ha stabilito un’atelier  in Umbria e ad Accra (Ghana). E’ co-fondatrice della Foundation For Contemporary Art in Ghana. Dal 2009 fino al 2015 continua con un nuovo atelier in Costa D’Avorio, prima con uno studio ad Abidjan e a seguire nella città di Grand Bassam, vecchia capitale coloniale. 

 Artista-viaggiatrice ed anche arte-terapeuta, nomade nella vita ma anche nelle discipline artistiche: con sperimentazioni fra la pittura, fotografia, scultura e installazione, a volte realizzando progetti in collaborazione con artisti, antropologi e musicisti per approfondire tematiche legate alla terra, all’identità individuale e collettiva , e alla memoria.

Virginia Ryan impronta da sempre il proprio lavoro su ciò che sotto la superficie “liquida” del sapere globalizzato ancora individua e nel contempo unisce culture e storie geograficamente lontane sul principio di profondi simboli ancestrali largamente condivisi. 

Scrive Achille Bonito Oliva ‘ La strategia di Virginia Ryan che afferma il diritto del proprio immaginario, sottratto alla logica del doppio estremismo: globalizzazione o tribalizzazione. Essa adotta la tattica del nomadismo culturale per   sottrarsi   alla   perversa   conseguenza   dell’identità   tribale.   Nello   stesso   tempo   rivendica   una   produzione   dell simbolico contro la mercificazione di  un’economia  ormai  globale.  In  tal   modo  afferma il diritto alla diaspora,l’attraversamento multiculturale, transnazionale e multimediale. Si sottrae dunque ad ogni logica di appartenenza attraverso una scelta di fondo che tende a negare il valore dello spazio, habitat e relativa antropologia circoscritta, a favore di un valore di tempo condensato nella forma dell’opera.Stoicamente   Virginia Ryan sceglie liberamente la diaspora, quel tragico destino storico subito da molti popoli aOriente e a Occidente. In tal senso l’opera acquista un valore utopico nel suo significato etimologico, la preferenza per un non-luogo, un altrove smaterializzato che non richiede stanzialità o definitiva occupazione.Pittura, scultura, fotografia, disegno ed architettura si intrecciano nella  produzione di installazioni che possono sostare in qualsiasi spazio, ma senza il pericolo di una totale integrazione. Il nomadismo e l’eclettismo stilistico che regge   la   forma   aiuta   l’affermarsi   di   una   progressiva   decomposizione   quanto   ad   unità   spaziale   del   momento produttivo ed unità temporale di quello contemplativo. L’opera di Virginia Ryan funziona come un frullatore che crea interagenza tra i diversi linguaggi e smaterializza ogni tradizionale categoria estetica. Essa agisce sul pubblico con la forza estraneante di una realtà in movimento, con la capacità di affermare la propria mancanza di adesione e consenso. E   carattere   di   diaspora   è   il   frutto   naturale   di   una   tradizione   che   corre   dalle   avanguardie   storiche   fino   alla transavanguardia, la coscienza di un’autonomia dell’arte che non può operare sul principio dell’identificazione. L’arte contemporanea utilizza al meglio il superamento delle barriere tradizionali, per accedere alla rapidità di percorsi che giocano sul principio di  contaminazione.  Tale principio opera contro il pericolo dell’omologazione, frutto della globalizzazione telematica. Da una parte utilizza l’idea dello sconfinamento e dell’ interagenza culturale e dall’altra afferma   il   diritto   tutto   individuale   dell’artista   di   produrre   forme   improvvise   e   sorprendenti,   conseguenti   di   un’immaginario libero da ogni gerarchia.

In Italia e’ rappresentata dalla Galleria Montoro 12 

Per la biografia completa e c.v.

 Virginia Ryan

OPERE